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11 gennaio 2014

La dissoluzione della Jugoslavia: le grandi stragi degli anni novanta; eventi accaduti, riflessioni e considerazioni

 Stamattina le classi quinte sono state convocate in Aula Magna per un progetto relativo alle guerre Jugoslave e al tema dei diritti umani.
E' stata una mattinata molto interessante e proficua, innanzitutto per il fatto che il Professor Rama ha spiegato in modo molto esauriente le cause delle guerre iugoslave e ha enunciato i principali eventi avvenuti circa vent' anni fa nei territori balcanici, poi anche perché ritengo giusto e doveroso che anche la scuola informi noi giovani diciottenni su argomenti di storia molto recente, dal momento che stiamo vivendo il delicato passaggio dall'adolescenza all'età adulta e siamo il futuro oramai prossimo del mondo.


Con l'espressione "Guerre Jugoslave" si intende indicare una serie di conflitti armati che hanno coinvolto le regioni inglobate nello stato della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, provocando la dissoluzione di quest'ultima.
La ex Jugoslavia era formata da sei regioni: la Slovenia, vicina all'Austria e in buoni rapporti con essa, dal punto di vista etnico era la più omogenea delle sei. In Croazia invece era presente una minoranza serba piuttosto consistente. E' doveroso ricordare che la Croazia ha la coscienza sporca dal punto di vista storico: durante la seconda guerra mondiale aveva collaborato con il regime nazista e aveva anch'essa promulgato leggi razziali. In Bosnia-Erzegovina vivevano invece molte etnie: Serbi ortodossi, Croati cattolici e Bosniaci. Nella Serbia ortodossa governava un leader comunista (il famigerato Slobodan Milosevic), il quale, di fronte al crollo del comunismo, aveva ritenuto necessario mantenere uno spirito nazionalista. Il Kosovo era una provincia autonoma della Serbia, zona considerata dai Serbi stessi la culla della loro civiltà. E infine anche il piccolo stato del Montenegro.
La principale causa della guerra è stata lo spirito di nazionalismo che si stava diffondendo nelle sei Repubbliche già negli anni ottanta, dopo la morte di Tito, che lascia il mega stato della Jugoslavia in una situazione economica disastrosa.
In Serbia, nel settembre del 1986 si istituiva da parte di alcuni intellettuali il  
"Memorandum dell'Accademia Serba delle Scienze" che affermava:
"Il popolo serbo si è sempre sacrificato per gli altri popoli ma è sempre stato derubato dei frutti delle vittorie. I Serbi sanno vincere le guerre ma perdono la pace." Il loro progetto era dunque quello di istituire la "Grande Serbia", nazione compatta sotto il dominio serbo. Milosevic si era servito di questa ondata nazionalistica per affermare che "la Serbia è là dove c'è un serbo" ed aveva eliminato l'autonomia del Kosovo nell' '89.
Alla fine del 1990, la Slovenia dichiara la sua indipendenza dalla Jugoslavia e nel 1991, l'esercito Jugoslavo era intervenuto in Slovenia per riprendere il controllo delle frontiere. Ma gli Sloveni, aiutati da Italia e Austria, ripresero il controllo delle basi militari federali del paese appena costituito e delle frontiere. Quindi finiva una guerra molto breve (la Guerra dei dieci giorni) e non particolarmente sanguinosa.
Ma quando, nel 1991, anche la Croazia chiedeva la secessione dalla Iugoslavia, quest'ultima non aveva esitato ad attaccare numerose città croate. Infatti, i Serbi non volevano permettere che i territori abitati anche dai Serbi fossero smembrati dalla Federazione Iugoslava. La guerra tra Serbia e Croazia è durata dal 1991 al 1995.
La Bosnia-Erzegovina viveva intanto un periodo di pace instabile.
Nel settembre del 1991 l'Armata Popolare Iugoslava aveva distrutto Ravno, un piccolo villaggio abitato dai Croati all'interno del territorio bosniaco. Pochi mesi dopo, nel febbraio del 1992, si teneva un referendum sulla secessione della Bosnia-Erzegovina e il 65 % della popolazione bosniaca si era espresso a favore dell'indipendenza. I Serbi allora avevano deciso di bloccare Sarajevo con barricate. Il Presidente della Repubblica aveva chiesto l'intervento dell'esercito, affinché le tensioni etniche si affievolissero ma, il partito Democratico Serbo, all'interno del quale vi erano i Serbi di Bosnia, si opponeva all'indipendenza della Bosnia. Era iniziata così una guerra molto sanguinosa durata dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996.
Inizialmente, i Croati erano accorsi in aiuto dei bosniaci contro i Serbi, appoggiati però da importanti stati europei quali la Francia e il Regno Unito.
Mostar prima dei bombardamenti
La situazione era poi peggiorata ulteriormente nel 1993 quando, dopo il fallimento del piano Vance-Owen, che prevedeva la divisione della Jugoslavia in tre parti etnicamente pure, era scoppiato un conflitto armato tra Bosniaci e Croati che riguardava la spartizione del territorio nazionale.
Nel 1993 i Serbi ponevano sotto assedio Sarajevo e bruciavano i due milioni di libri della biblioteca della città. Sempre nel 1993, da parte dei bombardamenti Croati veniva distrutto il ponte di Mostar, città costretta alla resa dalle forze croato-bosniache.




L'EVENTO PIU' SCONVOLGENTE: LA STRAGE DI SREBRENICA.

Il prezzo più alto di queste guerre è stato pagato dai Bosniaci... in particolare, da circa 8000 componenti della popolazione maschile di età compresa tra i 14 e i 60 anni...

Srebrenica era una città in cui vivevano i bosniaci musulmani dichiarata protetta dall'ONU ma di fatto circondata da soldati serbi.
Dopo la caduta della città, avvenuta l'11 luglio del 1995, Ratko Mladic, comandante delle truppe serbe, godendo dell'appoggio dei gruppi paramilitari, inizialmente rassicura la popolazione ma poi, ordina di separare la popolazione maschile da quella femminile.
Poi ordina di deportare e di fucilare invece i ragazzi e gli uomini, che verranno poi sepolti nelle fosse comuni.
Sono rimasta sconvolta da un breve ma terribile video relativo alle fucilazioni di giovani uomini, ... e, a giudicare da quello che l'ora successiva ci ha detto Carlo Saletti, attore, in quel genocidio di Srebrenica sono morti moltissimi ragazzi poco più grandi di me.
Mentre quelle sconvolgenti immagini scorrevano sotto i miei occhi, un forte sentimento di indignazione mi pervadeva l'animo e me lo pervade anche ora: io... credo che difficilmente dimenticherò quelle fucilazioni. Non crediate che stia piangendo o cose simili. Però ho una gran voglia di urlare. Di urlare la mia rabbia contro quei delinquenti che hanno stroncato giovani vite e che si sono permessi non solo di filmare gli orrori che commettevano ma addirittura di insultare con epiteti infamanti quei giovani corpi che tremavano come foglie di fronte al fucile puntato.

Vi dico quello che ho pensato durante il video: 

A) L'odio feroce rende ciechi di fronte alle sofferenze altrui. I bosniaci musulmani erano nemici dei serbi ma comunque uomini come loro.  Gli uomini bosniaci musulmani hanno provato angoscia e paura di fronte alla violenza che stavano subendo, gli uomini serbi non comprendevano affatto questi sentimenti a causa dell'odio.

B) Poi mi sono chiesta: ma se io fossi stata la moglie, o la madre, o la ragazza, o la sorella, o la cugina o semplicemente l'amica di uno di quegli uomini? Sarei stata capace di sopravvivere al dolore di una perdita così ingiusta?

C) E per quanto riguarda gli stupri di massa organizzati dai militari e subiti dalle donne bosniache: se io fossi una di quelle donne violentate, dopo questa terribile esperienza, crederei ancora in Dio e nei valori dell'amore e della speranza?!


Grandi domande, le mie. Proprio tipiche di una che riflette.
Concludo affermando: Piangere o urlare non serve a nulla di fronte a una tragedia così grande.
TUTTAVIA, E' ASSOLUTAMENTE NECESSARIO RICORDARE IL PASSATO PER RIFLETTERE SUL PRESENTE E PER RENDERE MIGLIORE IL FUTURO.














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