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13 marzo 2015

"I 400 colpi": la cattiveria degli adulti



"I 400 colpi" è un film francese realizzato nel 1958 e uscito per la prima volta nelle sale cinematografiche nel marzo del 1959. L'ho visto recentemente e sono rimasta molto colpita dalla drammatica storia del protagonista, un ragazzino di dodici anni di nome Antoine Doinel.

La vicenda si svolge a Parigi ed è ambientata a metà degli anni '50.
Sin dall'inizio del film, Antoine appare un ragazzino incompreso e umiliato soprattutto dalla madre, donna corrotta, indisponente ed egoista, che continua a dargli ordini in tono sprezzante, considerandolo pigro e indolente. Lo tratta come se fosse uno "schiavetto".
Uno degli aspetti più tristi del film è proprio questo rapporto madre-figlio: tra loro due non c'é mai un autentico gesto di affetto, mai una parola gentile, mai un dialogo improntato sull'ascolto reciproco.
Il padre di Antoine è un uomo molto superficiale, un padre molto mediocre, inconsistente, incapace di instaurare un rapporto di vera complicità con il ragazzino. A mio avviso, è molto grave il fatto che egli non sappia difendere Antoine dai maltrattamenti verbali della madre, anche se vi assiste di persona! Ma cerca sempre di giustificare il comportamento della moglie dicendo: "Poverina, é stanca, lavora molto durante il giorno", sapendo benissimo che la donna, invece di lavorare, incontra i suoi amanti per le vie della città, con i quali lo tradisce ripetutamente.
Altro aspetto sconcertante: Antoine non ha una camera da letto decente, perché dorme vicino alla porta di casa, in un sacco a pelo e con un pigiama pieno di strappi e di buchi.

L'unica persona che sembra comprendere il nostro protagonista è René, un compagno di scuola con il quale, di tanto in tanto, Antoine marina la scuola per andare al Luna Park o al cinema.

Il film si sofferma molto anche sull'ambiente scolastico: il professore di letteratura francese è molto competente dal punto di vista nozionistico, ma duro, rigido e inflessibile dal punto di vista umano.
Proprio come gli insegnanti dell'epoca, punisce gli alunni con schiaffi, sospensioni e con voti  irrecuperabili come lo zero. Un esempio di ciò è quando Antoine, nello svolgere un tema in cui descrive la morte del nonno, si ispira ad una pagina di un romanzo di Balzac intitolato "La ricerca dell'assoluto". Il professore lo accusa di fronte a tutta la classe di aver copiato, gli assegna uno zero e lo sospende a tempo indeterminato. Antoine, profondamente deluso, decide di fuggire di casa e di girovagare per le strade con il suo amico René.
Insieme escogitano un furto e riescono a rubare una macchina da scrivere situata nell'ufficio del padre di Antoine, in modo tale da poterla vendere per pagare una gita al mare, luogo che Antoine non ha mai visto. Tuttavia, dopo aver realizzato il furto, i due ragazzini non riescono a venderla e decidono di restituirla. Antoine viene scoperto dal custode dell'ufficio proprio mentre sta rimettendo la macchina su una scrivania.
Il custode telefona al padre, il quale denuncia addirittura il proprio figlio alla polizia. Antoine passa la notte in cella in compagnia di delinquenti e prostitute. I genitori del ragazzino, per liberarsi del figlio, acconsentono che quest'ultimo venga condotto in un riformatorio lontano da Parigi.
Qui, il nostro protagonista viene interrogato da una psicologa sui suoi rapporti con i genitori e risponde con molta sincerità... proprio in questo punto della storia si scopre che Antoine è un "figlio indesiderato", frutto di una relazione extraconiugale della madre, la quale pensava di abortire pochi mesi prima che nascesse.
Terribile...  anche ai giorni nostri alcuni ragazzi sanno benissimo che, prima della loro nascita, uno dei loro genitori, o in certi casi addirittura entrambi, avevano intenzione di abortire. E' una cosa terribile e credo che generi una grande rabbia e un enorme dolore da parte dei figli che ne vengono a conoscenza.
Mi innervosiscono molto le madri o i padri insensibili che dicono:"Non ho voglia di tenerlo, per me un figlio è solo un peso, quindi me ne libero. Tanto per il momento è soltanto un grumo di cellule."  "Grumo di cellule"... che espressione dispregiativa, e quanto la odio!!! Mi viene la pelle d'oca ogni volta che la sento!! Ma tutti siamo stati un grumo di cellule! Lo ero io circa 20 anni fa, lo erano mia madre e mio padre molti anni fa... tutti gli esseri umani vengono concepiti nello stesso modo, lo afferma anche Giuseppe Parini, poeta italiano del Settecento, in un passo del "Giorno", la sua opera più celebre...
Comunque, letteratura a parte, io mi chiedo spesso: Perché sopprimere una nuova vita per un motivo così futile ed egoistico come un "non ho voglia di tenerlo"?

A voi lettori rivolgo alcuni miei pensieri provocatori:
"Da bambini vi sarebbe piaciuto sapere che i vostri genitori avevano intenzione di abortire?
Pensate che, se vostra madre avesse davvero abortito, voi non avreste potuto diventare la persona unica e irripetibile che siete ora!  Non avreste potuto realizzare voi stessi, non avreste mai sperimentato la magia dell'infanzia, le inquietudini dell'adolescenza e le passioni travolgenti della gioventù!"



IL FINALE DEL FILM:

Durante una partita a calcio, Antoine approfitta di una momentanea distrazione del sorvegliante per fuggire dal riformatorio. Corre a lungo e raggiunge il mare; lo vede e lo ammira per la prima volta. Si spinge dunque sino alla battigia e si volta. Nell'ultima scena viene proprio inquadrato lo sguardo inquieto e doloroso di Antoine.

Il mare in questo caso potrebbe assumere due significati: o è simbolo della libertà che il protagonista vorrebbe raggiungere; una libertà che gli permetta di vivere lontano dalla cattiveria degli adulti; oppure sta ad indicare il futuro, che ha l'aspetto di un mare immenso... un futuro pieno di incognite, difficile da prevedere.


LA FIGURA DI ANTOINE DOINEL:

Antoine Doinel può essere considerato "l'alter ego" del regista Francois Truffaut per una serie di motivi che vorrei elencare in questo paragrafo.
In un'intervista, il signor Truffaut aveva dichiarato: Questo è veramente il film di un'epoca della mia vita. Amo follemente "I 400 colpi", perché so che non potrei rifare un film così efficace. Tutto era depurato, ogni gesto era il solo possibile. Antoine mette la tovaglia, riempie la padella, vuota il secchio dell'immondizia: ogni dettaglio è conforme alla realtà, esattamente ciò che volevo ottenere. Lo vedo come un documento, ed è con quello spirito che è stato montato. (...) Nei "400 colpi" non tutto è autobiografico, anche se tutto è vero. (...)". 
Dunque, il regista stesso riconosce con orgoglio il carattere realistico della sua opera e vi scorge alcuni aspetti che gli ricordano sia ciò che egli ha vissuto, sia le sue inquietudini e le sue insicurezze adolescenziali.
Anche Truffaut era consapevole di essere un "figlio indesiderato"... quando sua madre, era poco più che una ragazzina, aveva scoperto di essere incinta e voleva abortire; ma la sua famiglia si era opposta energicamente a quella decisione.
Anche Francois Truffaut, proprio come Antoine Doinel, amava leggere soprattutto i romanzi di Balzac. A scuola però, il rendimento scolastico di Truffaut era scadente, proprio come quello di Antoine.
Nella prima scena del film si vedono le immagini della Torre Eiffel e i quartieri vicini. 
Antoine abita in uno di quei quartieri e anche il regista abitava da bambino in quella zona.
A 13 anni, subito dopo la morte della nonna, l'unica persona che in famiglia gli voleva veramente bene, Francois era stato mandato in un collegio molto lontano da casa, dal quale però era fuggito. Francois era fuggito dal collegio (esattamente come il giovane Holden!), Antoine invece aveva cercato di fuggire dal riformatorio...


LA GIOVINEZZA DI FRANCOIS TRUFFAUT :
  
Inizialmente aveva trovato lavoro come magazziniere. Alcuni anni dopo, era riuscito a fondare un cineclub in concorrenza con quello di Andrè Bazin, un critico cinematografico, che, avendo notato la sua grande passione per il cinema, gli aveva trovato un posto di lavoro presso il servizio cinematografico del Ministero dell'Agricoltura. Da qui era iniziata la carriera piuttosto brillante di Truffaut.

 IL TITOLO DEL FILM:


Il titolo in lingua italiana è "I quattrocento colpi", ed è in realtà la traduzione letterale dell'espressione francese:" faire les quatre cents coups," che andrebbe tradotta in modo più libero: "fare il diavolo a quattro" o anche "combinarne di tutti i colori".


IL COMMENTO DELLA CRITICA:

Significativo è il commento del critico italiano Morandini:
 

"Va notato come in questo film la critica alla famiglia, alla scuola assente, alle istituzioni preposte alla rieducazione dei ragazzi è incisiva, anarchica, feroce seppur irriverente. In quegli anni il mondo, a livello culturale, politico ed economico è in fermento, ma ad Antoine sembra essere escluso qualsiasi inserimento..."


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