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29 maggio 2016

La lettera di un ragazzo a proposito degli esami di maturità:


Ho appena letto su una rivista le interessanti riflessioni di un ragazzo maturando e ve le riporto qui:

"Mi chiamo Leonardo (il nome è di fantasia) e ho 19 anni.
Fra qualche giorno affronterò l'esame di maturità. Sono preoccupato. Non per gli scritti, non per gli orali, non per i voti... ma perché si chiude una fase della mia vita e se ne apre un'altra con tanti punti di domanda.
Sono figlio della crisi economica, della disoccupazione, di quello scompiglio globale delle incertezze.
Qualcuno aveva definito "bamboccioni" tutti quelli che non erano capaci di affrontare le responsabilità, "sfigati" gli studenti universitari fuori corso, "mammoni" quelli che volevano vicino a casa il posto fisso, peraltro considerato un'illusione o una cosa monotona. Giudizi pesanti come macigni per molti di noi, capaci di togliere ogni possibilità di riscatto. Però la speranza è testarda!
Mi sforzo perciò di scovare nel passato remoto o più recente storie belle di giovani: Alessandro Magno a 23 anni aveva conquistato metà mondo allora conosciuto, Leopardi a 21 anni scrisse l'Infinito, Mozart a 13 anni suonava in modo magnifico davanti agli imperatori, Larry Page a 23 anni creò Google. La lista di chi ha espresso le sue qualità potrebbe continuare a lungo fino a comprendere anche tutti quei giovani che negli ambiti più diversi si danno da fare con serietà e fantasia senza essere sotto i riflettori: dai giovani ricercatori ai professionisti, dagli imprenditori agli artigiani, ai tanti che progettano forme di produzione innovative e sostenibili. E io? Vorrei far cambiare idea a chi dice che siamo indolenti, viziati e senza valori. Vorrei smentire i pregiudizi.
Calabresi ha ragione quando scrive:" Chi predica l'entusiasmo spesso viene guardato con sospetto perché rompe il fronte del malumore, ma rischia anche di dare coraggio a qualcuno. E questo è un rischio che vale la pena correre." Che sia questo il mio vero esame di maturità?"


Sentimenti e pensieri simili li avevo anch'io due anni fa. Sono maturata nel giugno 2014, il mio orale è stato la mattina del 25 giugno. (già trascorsi due anni, incredibile!) Sono uscita con poco più di
ottanta. Sai, Leonardo, dicono che l'estate post esami di maturità sia il periodo più bello della giovinezza, ma per me non è stato esattamente così. Certo, sono andata in vacanza in Toscana (la mia regione preferita!) e ho trascorso molto tempo con i miei familiari. Sebbene il tempo atmosferico di quell'estate particolarmente piovosa lasciasse molto a desiderare, ho approfittato di tutte le occasioni per potermi divertire. Ma non ero felice. Non mi sono mai lamentata del voto, che più o meno corrispondeva alla media piuttosto alta che ero riuscita con diligenza e con impegno a mantenere durante tutto il quinto anno. Devo dire che sono stata abbastanza brava a nascondere a coloro che mi vogliono bene miei pensieri negativi, le mie lacrime e le mie preoccupazioni. Ero tesa anche perché mi rendevo conto che quell'esame segnava la fine dell'adolescenza. Termina l'adolescenza, caratterizzata da amicizie solide e stabili come la neve a fine marzo, tormentata da quei rompiscatole di prof. poco umani che ti rimproverano quando ottieni un risultato un po' inferiore alle tue prestazioni standard.
Dunque, il quadro piuttosto complesso e contraddittorio degli stati d'animo che provavo due anni fa era il seguente: tristezza e frustrazione per non aver vissuto amicizie significative e per essere stata vittima di pettegolezzi pesanti (affrontavo tutto questo con il sorriso sulle labbra ma, dopo che tutto era finito, ero proprio scoppiata), speranza ma anche apprensione per l'imminente inizio del percorso accademico, soddisfazione per essermi arricchita culturalmente nel corso del quinquennio.

"Finisce l'aprile della vita e inizia un maggio lungo e impegnativo finalizzato al raggiungimento dell'età adulta, la vera estate della vita"- a molti poeti e letterati piacerebbe molto questa mia considerazione.
Finisce il liceo ma inizia l'università e sei costretto, volente o nolente, a divenire protagonista della tua vita in giovanissima età, perché hai appena 19 anni. Sei costretto a diventare responsabile di te stesso, del tuo presente e del tuo futuro. L'università... luogo molto strano, in cui ci sono le lezioni a frequenza libera (nella maggior parte delle facoltà è così), in cui non c'è la classe ma in cui capita di trovare circa un centinaio di studenti in una stessa aula. E soprattutto, all'università nessun professore ti "costringe" a studiare, proprio perché si aspettano e sperano che tu, ancora molto giovane ma non più ragazzino, sia in grado di organizzarti nello studio. L'università... strano periodo della vita, con tutte le sue stressanti scadenze a lungo termine. Con certi esami enormi e corposi la cui buona preparazione richiede più di due mesi di studio domestico. Al liceo studiavo come una dannata ma ora non posso certo dire che dormo sugli allori! Una media molto alta te la devi guadagnare, con i soldi, con un impegno assiduo e con la motivazione.
Però bisogna anche ammettere che, proprio il fatto di non venire interrogato ogni giorno ti permette di dedicarti anche ad altre piacevoli e arricchenti attività, oltre che allo studio.
Ci sono i gruppi di volontariato nell'ambito della cultura, c'è lo sport (necessario e importante tanto quanto lo studio!), ci sono attività ricreative o di puro svago, ci sono dei gruppi di preghiera o di riflessione su brani del Vangelo... è importante aderire anche a queste iniziative.
Certo, è fondamentale costruirsi un bel progetto di vita professionale durante gli studi accademici. Però, Leonardo, non si studia Giurisprudenza soltanto per diventare avvocati così come non si studia Lingue soltanto per diventare interpreti o traduttori così come non si studia Lettere soltanto per diventare giornalisti, editori o insegnanti. Si studia per crescere, culturalmente e umanamente. A 20 anni si è ancora in fase di formazione, giovani e freschi proprio come le rose in pieno maggio. Senza contare che è proprio questa l'età in cui si possono instaurare poche amicizie ma profonde e autentiche e in cui si può crescere insieme attraverso il dialogo e il confronto.

La lista dei giovani portenti potrebbe essere ampliata con molti altri esempi, ma già quelli citati sono estremamente significativi.
Il signor Mario Monti, quando qualche anno fa era Presidente del Consiglio dei Ministri, aveva avuto la faccia tosta di dire: "Che noia il posto fisso!".
La Grecia è nel baratro, mentre Italia, Spagna e Portogallo sono sull'orlo del baratro, in bilico, e quindi devono stare attenti a non cadere. Forse sto un po' esagerando: in Italia si vive molto meglio che in Grecia, ma comunque, lo sappiamo tutti, il nostro paese è pieno di problemi. Da anni ci troviamo in una situazione difficile, con un enorme debito pubblico.
Non si dovrebbero fare queste battute proprio in un periodo in cui si manifesta una crisi economica che non dà ai giovani delle possibilità di ottenere impieghi a tempo indeterminato!
Provate a dire una cosa del genere a un trentenne laureato, sveglio, intraprendente che sogna di sposarsi e di costruirsi una famiglia nonostante svolga un lavoro precario e faticoso, con uno stipendio piuttosto basso. Io non lo trovo rispettoso!!
Sono molti i giovani pieni di risorse fisiche e mentali, il problema è che gli adulti (e non solo i governanti) anziché classificarci con frasi lapidarie e parzialmente reali, dovrebbero riporre più stima in noi, dovrebbero valorizzare ciò che di positivo facciamo. Ad ogni modo, se molti nostri coetanei sono viziati, arroganti e superficiali la colpa è proprio di coloro che li hanno cresciuti e che avrebbero dovuto guidarli e ascoltarli di più. 
Anche ai telegiornali: si parla spesso di diciotteni che uccidono le loro madri, di studenti universitari drogati che massacrano a martellate un loro coetaneo "per vedere che effetto fa", di ventenni pornomani... Basta!! Basta davvero. Ciò che è buono raramente fa notizia e io non lo trovo giusto.

Avete presente "Vorrei ma non posto"? Allora, J-Ax a me sta anche simpatico e quella canzone non mi dispiace affatto. Esagerati i rettori universitari che volevano censurare la frase "compreremo un altro esame all'università"! Quella canzone, a mio avviso, non offende nessuno, anzi, è tutto vero! La corruzione si manifesta anche nella compravendita degli esami (pensate al figlio di Bossi, per esempio: il famigerato Trota non ha mai imparato l'albanese. Il ragazzo non parla albanese, non ne ha bisogno perché il caro paparino gli ha insegnato a parlare in contanti!)
Sarò tremenda, ma dico anche un'ultima cosa e poi chiudo: partiamo proprio da questa canzone per sfruttare tutte le doti e le qualità che abbiamo! Anche qui: Fedez e J-Ax denunciano una gioventù svogliata e senza ideali, che vive in simbiosi con l' I-Phone e alla quale viene voglia di fare sesso ogni 10 minuti.
Non mi stancherò mai di ripeterlo: se cresciamo credendo nei nostri sogni, nei nostri ideali e nei nostri progetti di vita allora potremmo tramandare dei buoni valori anche a coloro che verranno dopo di noi, ma se viviamo in un eterno presente fatto di apatia, di sbandate varie e del nulla morale, "come faranno i nostri figli a prenderci sul serio"?!









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