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15 gennaio 2017

"Donnie Darko", un film pieno di domande:

"Donnie Darko" è annoverato nella lista dei cento film più affascinanti della storia del cinema.
Da sedici anni, quest'opera attrae soprattutto quella fascia di età della popolazione maschile compresa tra i 15 e i 30 anni. Avendo voluto capire i motivi per cui diversi ragazzi lo ritengono un film di grande valore e attrattiva, ho svolto una delicata e scrupolosa analisi dei contenuti.  
Non partirò dall'inizio però. Parto da quella che considero la scena-fulcro del film.

1) DONNIE E FRANK:

Donnie si trova al cinema con Gretchen, la sua ragazza. Sono soli nel buio della sala in cui si svolge la proiezione. Lei è assopita. Il ragazzo invece, ad un tratto vede Frank, l'enorme e mostruoso coniglio che nelle settimane precedenti gli aveva annunciato la fine del mondo.
Con un sorrisetto un po' incuriosito e un po' compiaciuto, Donnie gli chiede: "Perché indossi quello stupido costume da coniglio?" e si sente rispondere con un'altra domanda che sembra un'idiozia ma che invece è tutt'altro che una banalità: "Perché indossi quello stupido costume da uomo?"
Frank ha una voce cavernosa, inquietante. Il coniglio scandisce piuttosto lentamente le parole che dice. Ad ogni modo, la domanda che questo strano essere rivolge a Donnie è una domanda di carattere esistenziale. Parafrasata infatti, significa: "Che senso ha vivere da creature umane?". Una parafrasi ancora più facile, se volete, sarebbe questa: "Qual'è il vero senso dell'esistenza umana?".
"Togliti la maschera", gli dice il ragazzo subito dopo. E Frank ubbidisce. Allora diviene palese ed evidente quel terribile occhio sanguinante, emblema di un modo parziale e distorto di vedere la realtà. Dio ci ha dato il dono della libertà, la capacità di distinguere il bene dal male e anche la possibilità di trovare un equilibrio tra sofferenza e gioia nella nostra quotidianità. Il punto è che Frank disprezza la libertà, vede soltanto ciò che è male, morte e dolore ed è molto ma molto lontano dalla ricerca di un equilibrio esistenziale che gli renda sopportabile la vita. 
Frank è una figura demoniaca, rappresenta il male e l'empietà. Attenzione: Frank non è un'entità astratta, è un individuo. Anzi, rappresenta bene tutte quelle persone divenute malvagie a causa delle innumerevoli violenze e angherie che sono state loro inflitte. Sì, perché malvagi non si nasce ma si diventa, solitamente. Frank induce Donnie a fare del male (ad allagare la scuola, per esempio).
"Tutto questo quando finirà?" è la domanda del giovane, che non smette di fissare quell'occhio sporco di sangue.  "Dovresti saperlo ormai. (...) Hai mai visto una porta di confine?"
Parafrasiamo anche questa parte di conversazione: "Quando arriverà il momento in cui il male scomparirà dal mondo?" "Dovresti averlo intuito ormai. Quando sarai morto potrai entrare in un mondo ultraterreno in cui troverai anche la risposta a questa domanda."

In effetti, pensiamoci bene: nessuno di noi troverà mai una valida spiegazione sul motivo per cui nel mondo e in ogni vita umana è presente il male. Forse troveremo la risposta dopo la morte. Ad ogni modo, con la morte finiranno l'angoscia, il dolore, le falsità, i tormenti interiori.
Morire vuol dire chiudere gli occhi per sempre e augurarsi di trapassare in un mondo perfetto e felice.

Ecco la scena:



E ora mi collego all'inizio della vicenda:

2 ottobre 1988= Donnie è un adolescente clinicamente malato, soffre di allucinazioni. In quella notte, si alza dal letto e si reca in giardino perché sente una voce che gli ordina di seguirlo. In giardino compare questo coniglio dagli orridi dentoni: "28 giorni. 6 ore. 42 minuti. 12 secondi. Ecco quando il mondo finirà." 
Il mio amico qualche tempo fa mi ha detto (testuali parole, eh!): "Donnie è simile a un profeta, perché comprende le cose prima e meglio degli altri." E' vero, sono d'accordo.
Ma quel ragazzo è soprattutto il simbolo della condizione umana, precaria, tormentata e piena di domande alle quali non potrà mai dare delle risposte esaustive.

Significativo è anche, a mio avviso, il punto in cui il ragazzo punta ripetutamente la punta del coltello contro lo specchio del bagno per cercare di ferire e uccidere il coniglio. Non è che Donnie si diverta ad avere le visioni allucinate. Solo che quello è il momento in cui impara che sconfiggere il male con un semplice coltello è impossibile, anche per il fatto che il male è una parte di lui. E' dentro ad ogni individuo, dunque è impossibile debellarlo completamente e definitivamente.


2) LA LINEA DELLA VITA:


Allora, innanzitutto: Kitty, la prof. di scienze motorie, è una gran str*n*a! Il suo programma didattico è inconsistente, insensato! Avrebbe fatto meglio a far fare a quei ragazzi quattro lanci a basket o a pallavolo!! Ma dai!! Paura/amore!! Come se la vita fosse soltanto un binomio tra questi due sentimenti! Donnie, pur essendo uno schizofrenico paranoide, ragiona infinitamente meglio di alcuni adulti operativi nella scuola che frequenta. Ricopio la sua contestazione: "Ci sono altre cose che vanno prese in considerazione: lo spettro completo delle emozioni umane. Non è corretto raggruppare tutto in due categorie per poi negare tutto il resto."
Ma a parte lo spettro completo delle emozioni umane... io avrei avuto un'altra riflessione da aggiungere al discorso di Donnie: "La paura è sì un sentimento negativo, ma tutto sommato umano. La paura è quello stato d'animo che definisce e che caratterizza la fragilità, la precarietà e la vulnerabilità dell'esistenza umana. Tutti gli uomini nutrono, oltre all'entusiasmo, anche un po' di paura e di apprensione per il futuro. Il futuro è oscuro, è ciò che nessuno conosce. Per questo ciò che sarà provoca ansia e sgomento. Ci sono due verbi in latino che esprimono bene il concetto di avvenire: fio (essere fatto, accadere, diventare) e futurum esse (che è il futuro di sum)."


3) IL PORTALE DELLA CHIESA:

Di tanto in tanto, il regista inserisce un espediente cinematografico che valorizza il concetto di tempo: il portale di una chiesa, dal quale molte persone entrano ed escono frettolosamente. 
Molti filosofi e letterati hanno analizzato nei loro scritti il concetto del continuo fluire del presente.
Il significato di questa immagine è rivelato da una domanda che secondo me il regista dev'essersi fatto più volte al tempo della realizzazione del film, ovvero: "Le persone, nel loro quotidiano e frenetico tram-tram, trovano il tempo per chiedersi che il senso ha la loro esistenza?"


4) GRETCHEN: 


Sarebbe la deuteragonista del film (dopo Donnie, è lei il personaggio più importante del film).
Gretchen porta sulle spalle il peso di una tragica situazione familiare: il suo patrigno ha tentato di uccidere la madre con quattro coltellate al petto. Il punto è che la ragazza riferisce candidamente e schiettamente il suo enorme dramma a un ragazzo che conosce pochissimo, come se dicesse: "Due settimane fa sono andata a fare shopping a New York city ed è stato meraviglioso!"
Anche Gretchen è molto intelligente e intuitiva, perché si rende immediatamente conto che Donnie è molto portato per l'ascolto. E' uno strano ragazzo, ma molto sensibile.

Un discorso molto interessante che la ragazza fa, durante una passeggiata con Donnie, è questo: "Pensa se uno potesse tornare indietro nel tempo, prendere tutti i momenti neri e dolorosi e rimpiazzarli con qualcos'altro." Magari si potesse fare! Ma il passato è il trascorso e quindi è impossibile da modificare.


5) ROBERTA SPARROW E IL SENSO DELLA SOLITUDINE IN PUNTO DI MORTE:

Roberta Sparrow è la vecchietta che vive da sola in una povera casa. E' soprannominata da Donnie "Nonna Morte". Tutti i giorni la misteriosa signora compie lo stesso tragitto, avanti e indietro dalla cassetta della posta.
Un giorno l'anziana signora dice al ragazzo in un orecchio: "Ogni creatura sulla terra quando muore è sola".
Durante una seduta con la psicanalista, il giovane pronuncia questa frase agghiacciante, affermando anche di essersi ricordato del suo cane, morto rintanato in un angolino del portico, solo.
La psicanalista gli chiede: "La ricerca di Dio ha un senso?" e il ragazzo le risponde: "No, se ognuno sulla Terra quando muore è solo."
Ok. Rispetto, anzi, ammiro le teorie di Donnie, anche se a volte fatico a capirle appieno.
Per me la Sparrow ha ragione. Io credo che la solitudine in punto di morte non dipenda tanto dall'esistenza di Dio. Basta pensare al cancro. Penso al fatto che, quando una persona è malata in ogni centimetro del corpo perché il tumore ha fatto metastasi dappertutto, essa soffre moltissimo, forse troppo negli ultimi momenti di vita: è inferma, fatica a respirare e i suoi battiti sono sballati. Soffre e purtroppo è cosciente e consapevole. E chi le sta intorno, chi le vuole davvero bene, è addolorato e dispiaciuto, ma non riesce a capire del tutto che cosa può provare un individuo a stare così terribilmente male. Bisogna starci dentro in prima persona alle situazioni!!
Quando scocca l'ora della fine quindi, ti ritrovi da solo, anche se muori "tra le braccia dei tuoi cari". Finché non arriva il fatidico momento (che comunque arriva per ognuno!), nessuno riesce a capire pienamente il senso del chiudere gli occhi per sempre e del non rivedere nulla mai più.
Qualcuno ora potrebbe replicare: "Ma affidi la tua anima a Dio."
Sì, certo. Ammesso che Dio esista veramente e ammesso che sia disposto ad accoglierti in Paradiso.
Io credo che Dio esista. Non ne sono convinta, ma lo credo con tutta me stessa. Ne sono alla ricerca!

















Riporto qui sotto il dialogo che poche scene più avanti avviene tra Donnie e il professore di fisica:

Donnie: "Se Dio controlla il tempo allora è tutto prestabilito. (...) Ognuno cammina su un sentiero già tracciato, quindi, se uno vedesse il proprio sentiero fino in fondo potrebbe vedere il futuro."
Professore: "C'è una contraddizione in quello che dici. Se potessimo vedere il nostro destino avremmo allora la possibilità di scegliere se tradirlo o meno."
Donnie: "No, se si viaggia lungo il sentiero di Dio."

E' una delle molte domande che ci si fanno: "Nelle scelte che facciamo c'è davvero l'impronta di Dio? ".

6) IL FINALE:

La notte di halloween, caratterizzata da morte, dolore e paura, è vinta dalla luce di un'alba nuova.
Ma attenzione: quella non è soltanto l'alba del primo novembre 1988. E' un'alba da intendere in senso ultraterreno: l'alba dei Nuovi Tempi che distrugge il mondo terreno, tormentato da neri turbini di nuvole che sovrastano le montagne.
Donnie carica il corpo di Gretchen in macchina e si dirige sulla sommità di una collina.

Poi si ritorna al 2 ottobre 1988. E qui parte :"Mad World", canzone stupenda di Gary Jules.
Poco dopo, vediamo Gretchen viva e vegeta, mentre invece Donnie è morto perché durante la notte è caduto il reattore di un aereo in camera sua.
E' un finale strano, insolito, interpretabile in molti modi.
La domanda è questa sostanzialmente: "Donnie è morto o no?" Secondo alcuni sì. Secondo alcuni la fine del film è reale, tutto il resto era immaginazione e fantasia, era tutto un mondo strano nella mente di un pazzo. Però Donnie non è soltanto un pazzo.

Per me invece Donnie non è mai morto. Se la mettiamo così dunque, il finale è sostanzialmente una provocazione del regista per gli spettatori che suona in questo modo: "E se il 2 ottobre 1988 quel reattore fosse veramente caduto nella camera di Donnie? Se Donnie fosse morto senza conoscere l'amore di Gretchen? Se Donnie fosse morto senza aver mai avuto la possibilità di chiedersi che senso avesse la sua esistenza, il suo ruolo nel mondo?!"

A mio parere il messaggio del regista è lo stesso che Orazio vuole trasmettere con la breve frase: "carpe diem". "Carpe diem" nel senso di: cogli l'attimo, vivi intensamente, fatti mille domande. Ma non sprofondare mai nella banalità di teorie semplicistiche, senza alcun fondamento psicologico.




In conclusione: Donnie Darko è un film cupo, inquietante, agghiacciante, complesso, difficile da decifrare in certi punti in cui compaiono frasi abbastanza sibilline. Però è un film che aiuta a riflettere.






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