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17 luglio 2017

"Still Alice", il dramma dell'Alzheimer


Nella mia facoltà si è diffuso un detto piuttosto curioso a proposito dell'esame di linguistica. E' così:
"L'esame di linguistica o lo passi subito o non lo passi mai".
Anche se l'ho superato al primo colpo e con una valutazione vicina al 30, devo ammettere che è una prova davvero complessa!
Però non puoi laurearti in Lettere se non la fai.
E' un insegnamento obbligatorio.

Ho voluto iniziare la recensione di questo film con una nota abbastanza simpatica per cercare di sdrammatizzare un pochino l'argomento indicato dal titolo.

La linguistica è lo studio scientifico del linguaggio umano e, in quanto tale, si occupa di descrivere le sue caratteristiche a livello fonetico, fonologico, sintattico e semantico.
Alice Howland, la protagonista della storia che sto per riassumere, è una celebre e stimata docente di linguistica alla Columbia University.
E' una donna molto gratificata dal suo lavoro e molto contenta della bella famiglia che ha formato.
Ha un ottimo rapporto con suo marito John, un abile chimico, ed è una madre molto presente per tutti i suoi tre figli: Anna, Tom e Lydia.
Li ha cresciuti e li sta osservando raggiungere i loro obiettivi nella loro prima età adulta: Anna aspetta due gemelli dal marito, Tom si è appena laureato in medicina e Lydia, la più giovane e la più sensibile, inizia a riscuotere un notevole successo presso il mondo del teatro.

Ma subito dopo il suo cinquantesimo compleanno ad Alice accade qualcosa di allarmante...


 Questa è una conferenza sull'acquisizione del linguaggio nei bambini.
Nella fase compresa tra i 18 e i 27 mesi di vita, i bambini, sebbene non siano ancora in grado di formare frasi complesse ma soltanto coppie di parole, ampliano notevolmente il loro bagaglio lessicale.
 Mentre parla della fase "telegrafica" di acquisizione del linguaggio, Alice non riesce a ricordare la parola "lessico", un termine che nel corso della sua carriera ha pronunciato un sacco di volte, un termine che un rinomato linguista deve sempre avere a portata di bocca.
Ironizza sul suo lapsus, ma in realtà nasconde la sua forte preoccupazione.

Oltre a ciò, accadono altri due episodi molto allarmanti.
- Mentre una mattina pratica jogging, perde l'orientamento geografico. Si ferma, stanca e ansimante, perché non ha idea di dove si trova, pur essendo passata innumerevoli volte in quella strada.

-Una sera Alice decide di invitare a cena il figlio Tom e la sua ragazza Jenny.
Alice dice per due volte a Jenny nel giro di tre minuti: "Piacere di conoscerti, io sono Alice, la madre di Tom".

La studiosa decide dunque di farsi visitare da un neurologo, sospettando di avere un cancro al cervello.
Dopo l'esito di una PET, la diagnosi del neurologo è tragica e devastante: esordio precoce del morbo di Alzheimer, con trasmissione ereditaria.
In effetti poco dopo, la figlia Anna scopre attraverso un test di essere positiva alla malattia.

E' bene specificare che nella fase iniziale della malattia Alice è ancora una donna ricca di risorse mentali, anche se dimentica gli appuntamenti e anche se a volte non le riesce più facile trovare il termine giusto in un discorso.

Il film si concentra molto anche sui rapporti familiari, oltre che sul decorso (tra l'altro abbastanza rapido nella seconda parte del film) della malattia.

La protagonista ha un buon rapporto con tutti e tre i figli.
In particolare, il rapporto con Lydia è molto stretto: c'è un dialogo vero e profondo tra di loro.
L'unico problema è che la madre fa fatica a comprendere le aspirazioni della figlia, ma non perché non la ami.
La vorrebbe laureata perché è convinta che Lydia abbia un'intelligenza brillante da sfruttare più nello studio che nei provini. Per Alice la figlia minore è "sprecata" nel mestiere dell'attrice.

Tra Anna e Lydia invece il rapporto è piuttosto conflittuale. Tenete presente che la differenza di età tra le due ragazze è abbastanza notevole e io credo sia più o meno questa: 28 anni la prima, attorno ai 20 la seconda.
Per tutto il corso del film, Anna considera la sorella come una ragazzina immatura e viziata, incapace di capire la triste realtà di una madre che giorno per giorno perde la cognizione di sé e di ciò che le sta intorno.
A me non è piaciuta molto la figura della figlia maggiore, anzi, mi sta decisamente antipatica per il fatto che giudica troppo facilmente chi in realtà è umanamente migliore di lei.
A questo proposito, è utile ricordare che durante una discussione di famiglia sulle condizioni di salute di Alice, Anna pronuncia una frase molto pesante: "Se a Lydia importasse qualcosa di nostra madre, ora non si troverebbe dall'altra parte degli Stati Uniti a fare provini".

In realtà, la ragazzina duramente criticata si rivela migliore di tutti gli altri componenti della famiglia, perché, quando la forma di Alzheimer della protagonista si aggrava notevolmente, si dimostra l'unica familiare disposta ad abbandonare tutti i suoi impegni quotidiani per occuparsi della madre, mentre il padre si trasferisce in Minnesota per motivi di lavoro e mentre gli altri due fratelli affermano di essere troppo occupati anche solo per poter visitare Alice.
Nell'ultima parte del film Anna e Tom non compaiono mai, è come se non esistessero.
Il padre invece dimostra tutto il suo orgoglio e tutta la sua riconoscenza per la figlia minore poco prima di partire, abbracciandola e dicendole: "Lydia, sei un uomo migliore di me."

D'altro canto, Lydia ritiene la sorella maggiore troppo saccente e anche un pochino insensibile.

 Questo è uno dei punti più significativi del film in cui, dopo un acceso conflitto tra sorelle, Lydia chiede alla madre che cosa si prova ad avere dei frequenti vuoti di memoria.



Riflettiamo sull'ultima parte del dialogo.
Lydia afferma tra le lacrime: "Certo, è orribile". 
E la madre, con un sorriso riconoscente le dice: "Grazie per avermelo chiesto." 
La sensibilità della ragazza le permette di confidare quegli stati d'animo e quelle angoscie che poco prima nemmeno il marito John prendeva sul serio.
La malattia neuro-degenerativa le avvicina ancora di più: l'adulta si sente ascoltata e amata profondamente, la ragazza invece è in grado di accogliere dentro di sé la tragedia che l'adulta sta vivendo.


LA VOGLIA DI LOTTARE:

C'è un punto in cui Alice, disperata per ciò che le accade, progetta il suicidio.
Come l'ho compresa in quel momento del film!
Una donna studia, crea una bella famiglia, continua a studiare con passione e vive dei suoi prolifici studi... fino al momento in cui non incontra nella strada della vita un profondo buco nero nel quale è destinata a sprofondare. Un buco nero che non era assolutamente prevedibile!
Non c'è rimedio all'Alzheimer: qualsiasi medicina non è in grado di rallentarne la progressione.
Quando ero una giovanissima liceale ero convinta del fatto che le persone molto intelligenti e molto colte non potessero essere soggette al morbo di Alzheimer.
Mi dicevo: "Sfruttano al massimo le capacità mentali e questo fa scomparire ogni rischio di demenza."
 Credo che il morbo di Alzheimer sia una delle malattie più umilianti che possano capitare.
Inizi a dimenticare alcuni nomi e concetti per poi degenerare sempre di più, fino a trascorrere gli ultimi mesi di vita a fartela addosso, senza più riuscire a cogliere minimamente il significato di qualsiasi discorso.
"Preferivo un tumore", dice Alice al marito.
Anche un tumore con metastasi ovviamente è devastante, ma almeno ti rimane un minimo di dignità cognitiva anche in punto di morte, anche quando sei imbottito di morfina.

In questa scena, Alice rivela al mondo la sua voglia di reagire alla disgrazia che l'ha colta.


Questa è l'ultima volta che lo spettatore vede Alice presente a se stessa.
Dopo questa scena inizia la seconda parte del film, dove si notano peggioramenti terribili: lentezza nei movimenti, incapacità di riconoscere i familiari, insonnia sempre più frequente, assoluta incapacità di immagazzinare nella mente ricordi molto recenti.
L'ammalata ha soltanto 50 anni, tenetelo ben presente.



FINALE:

Nell'ultima scena del film vediamo Lydia leggere un romanzo alla madre. Naturalmente quest'ultima non comprende nulla di ciò che viene letto perché, poverina, è completamente demente, ha molte rughe sul viso e gli occhi cerchiati.

Però il film di tanto in tanto compie dei brevi excursus nella mente della protagonista.
L'ultima scena si chiude con il ricordo un po' sfuocato di Alice ragazzina che cammina sulle rive del mare a braccetto con la madre.
Possibile che la donna riesca a ricordare un evento remoto mentre invece dimentica ciò che è accaduto pochi istanti prima?
I dubbi che rimangono allo spettatore sono questi: il ricordo che appare prima dei titoli di coda è davvero reale? Possono i piacevoli ricordi di infanzia resistere ad una malattia neurologica così terribile?


MORBO DI ALZHEIMER  VS  DEPRESSIONE:

Per curiosità ho voluto condurre un confronto. Qualcosa in comune c'è e comunque sempre di patologie neurologiche si tratta!
 

MORBO DI ALZHEIMER


DEPRESSIONE

E’ una malattia degenerativa progressiva, nel quale i sintomi di demenza peggiorano con lo scorrere degli anni.

E’ una malattia che nasce dall’incapacità di accettare una perdita o il non raggiungimento di un obiettivo.


Difficoltà nel ricordare informazioni apprese di recente.

Difficoltà a memorizzare informazioni apprese recentemente.

Insonnia.

Insonnia accompagnata da uno stato di agitazione oppure ipersonnia.


Difficoltà di concentrazione e difficoltà a completare le attività quotidiane.

Difficoltà di concentrazione.

Afasia, difficoltà nell’affrontare una conversazione, pronuncia di espressioni confuse o ripetute più volte. Questo porta irrimediabilmente all’isolamento sociale.


Isolamento sociale volontario e apatia.


Difficoltà di movimenti fino all’irrigidimento progressivo della muscolatura.



Passività motoria: nei casi più gravi ed allarmanti ci si rifiuta persino di alzarsi dal letto.

 Repentini cambiamenti di umore (soprattutto agli esordi), non ci si ricorda come ci si sentiva un attimo prima.


E' risaputo che un depresso è sempre cupo e tenebroso.




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