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20 ottobre 2017

"Philomena", Martin Sixsmith:


Ricordate la mia recensione sull'omonimo film? Ho appena terminato la lettura del libro, scritto dal giornalista che ha aiutato Philomena nella ricerca del figlio.
Ma, mentre nel film si sottolinea soprattutto la grande bontà d'animo della protagonista, nel libro il personaggio principale diviene suo figlio Anthony Lee, divenuto poi Michael Hess.
Il giornalista Sixsmith infatti racconta come si è svolta l'esistenza di Mike negli Stati Uniti.
Per raccontare e riassumere a voi la sua storia, preferirei partire dalla fine.

La vera Philomena di fronte alla tomba del figlio.
"Michael Anthony Hess,
uomo di due nazioni e molti talenti.
Nato il 5 luglio 1952, abbazia di Sean Ross, Roscrea.
Morto il 15 agosto 1995, Washington DC, USA."

Questa è la scritta sulla lapide. Se Mike fosse vivo, e potrebbe benissimo esserlo se non avesse contratto l'aids, avrebbe ora 65 anni.
Questa è la scritta che la sua madre naturale legge alla fine delle sue estenuanti ricerche. 
Anthony, divenuto poi Michael, è morto senza mai poterla incontrare una volta divenuto adulto.
Tra le lacrime, la donna dice davanti alla tomba:"Grazie a Dio sei di nuovo a casa in Irlanda, figliolo. Sei qui ora dove posso farti visita... Ma tu sei venuto qui e nessuno ti ha raccontato niente. Nessuno ti ha detto che ti stavo cercando e che ti amavo, figlio mio. Come sarebbe stato tutto diverso."
Sì, perché quello che il film non fa vedere è che anche Michael, spirito inquieto e angosciato, quando era in vita si era recato più di una volta in Irlanda per poter riuscire a contattare la madre biologica.
Questo spezzone di film è piuttosto significativo, è tre minuti prima della fine.


Brutta religiosa str*n*a!!  E' inutile predicare tanto la castità e la purezza se poi, anche a distanza di tempo, non soltanto non si è minimamente in grado di comprendere il dolore altrui ma anche e soprattutto si è assolutamente incapaci di carità e di umanità! 
Vedete... i danni della malvagità umana sono spesso così gravi che lasciano un solco profondo nell'esistenza di chi subisce la crudeltà da parte di altri.

E ora mi riaggancio all'inizio della vicenda: Philomena aveva 18 anni quando ad una fiera di paese aveva conosciuto John McInerney, poco più che ventenne, con il quale aveva concepito un figlio.
La famiglia di Philomena, piena di risentimento verso la ragazzina, l'aveva affidata alle suore dell'abbazia di Sean Ross, luogo in cui decine di ragazze madri lavoravano duramente, quasi come schiave.
Philomena aveva 19 anni quando aveva partorito in convento e ne aveva 22 quando le era stato sottratto per sempre il figlio, una settimana prima di Natale. Si dice che la ragazza abbia pianto talmente tanto che aveva suscitato una grande irritazione presso le suore.
Per questo motivo era stata cacciata da Sean Ross poco dopo.
A una madre non dovrebbe succedere di rimanere vittima di angherie e di crudeltà da parte di persone assolutamente insensibili e aride. 
A 22 anni poi... Quale ragazza riuscirebbe mai a reggere un dolore del genere? Mi vengono i brividi solo a pensarci!
Dopo tre anni, la sua famiglia si vergognava ancora di lei e soprattutto, della sua scappatella da ragazzina ingenua che non aveva mai ricevuto una vera educazione all'affettività.
Così si era recata a Dublino dove si era iscritta a una scuola per infermiere. Pochi anni dopo era stata assunta a lavorare in un ospedale psichiatrico, mestiere che le piaceva, tra l'altro.
Poi si era sposata con un suo collega di lavoro dal quale aveva avuto due figli. 
Anni dopo però, quando i figli erano già cresciuti, il suo matrimonio era fallito e, una volta ottenuto il divorzio, era ritornata a Roscrea.
Ma, nonostante lo scorrere del tempo, Philomena non aveva mai dimenticato il bambino nato nel '52. E' convissuta con il dolore di un distacco atroce, senza mai odiare e senza mai rassegnarsi.

Anthony era stato adottato da Doc e Marge, una coppia americana che aveva già un altro figlio naturale, James. Oltre a lui, i due coniugi avevano adottato, anzi, acquistato Mary, la figlia della migliore amica di Philomena.
I figli delle ragazze madri erano stati venduti spesso a famiglie americane, quindi erano fonte di guadagno per le istituzioni cattoliche irlandesi.
Mary e Anthony si erano sempre voluti bene come due fratelli e d'altra parte, potevano anche esserlo anagraficamente: Anthony/Michael era nato nel luglio del '52 e Mary nell'ottobre del '53.

I due bambini erano partiti dal convento con i loro nuovi genitori il 18 dicembre 1955.

"Nei suoi primi mesi americani Mike fu un enigma: un attimo era disponibile e affettuoso, quello dopo diventava introverso e respingente, evitando la compagnia e ritirandosi nel silenzio. In seguito all'espulsione dalla serenità di Roscrea, la sua innata fiducia nel mondo, la sua innocenza e apertura avevano subito un duro colpo. Il brusco passaggio ad una nuova vita in un paese sconosciuto, la perdita di tutti i riferimenti, lo avevano reso più insicuro, meno convinto che il mondo fosse fatto a sua misura. Non poteva dimenticare il passato, che a volte compariva nei sogni o nei suoi discorsi con Mary e, in genere, gli mancava da morire."

Quel che è impressionante è che Mike, in uno dei suoi dialoghi con Mary, le dice: "Le nostre mamme non ci hanno voluto perché eravamo cattivi. Ci odiavano. Così ci hanno mandati via."
Vi faccio presente soltanto questo: 3 anni e mezzo. A tre anni e mezzo era già così, triste, inquieto.
Mike non si è mai sentito amato dagli adulti, quando era piccolo.
Questo è stato il suo grosso problema, con il quale ha purtroppo convissuto per tutta la vita.
Ogni persona ha dei problemi interiori-personali. Anch'io ho avuto e ho i miei. 
Per esempio, da bambina tendevo ad essere un pochino malinconica, avevo una strana sensazione, ovvero, quella di credere di essere priva di qualità che gli altri bambini avevano. Non è facile da spiegare, ma praticamente, a volte ero convinta che gli altri fossero tutti molto migliori di me e che io valessi poco. Non invidiavo nessuno, mi sottostimavo. Era soprattutto questa l'origine della mia insicurezza.
Ve l'ho detto, tutti abbiamo i nostri problemi. Ma le frasi di Mike rivelano una sofferenza tremenda, un senso di abbandono che nessun bambino così piccolo dovrebbe sentire.

A mio avviso, Mike non ha avuto una vita felice: è stato strappato a sua madre quando aveva 3 anni, il padre adottivo era molto autoritario e anaffettivo (quella che voleva altri figli era Marge, in realtà) e con James, il figlio biologico dei genitori adottivi, non aveva mai avuto feeling. 

Da adolescente soffriva di violenti scatti d' ira.
Questo è ciò che il ragazzo dice allo psicologo curante, parlando della madre naturale irlandese: "Qualche volta sento la sua mancanza. Qualche volta la odio. Ma so, cioè sento che non può essere una persona cattiva. Qualche volta credo di ricordarmela e la ricordo buona. Ma questo significa... che sono io quello cattivo. Deve avermi odiato per qualcosa... qualcosa che ho fatto... o per la persona che ero. Altrimenti perché mi avrebbe abbandonato?"

Non riesce a smettere di odiarsi, di odiarsi ingiustamente per qualcosa che ha subìto da piccolo, non per qualcosa di sbagliato che ha fatto.

Pensate che per tutta la vita Mike non ha mai saputo se Philomena lo avesse abbandonato subito dopo la nascita o dopo qualche anno.

Era gay.
A vent'anni compiva le sue prime orgie notturne con altri uomini, in locali malfamati.
Soltanto diversi anni dopo ha conosciuto Pete, colui che è diventato il suo compagno fisso.
Ne approfitto per aprire una parentesi sull'argomento omosessualità.
Allora, voi sapete bene che io sono per il rispetto universale, anche se gay e lesbiche hanno un modo molto diverso dal mio di concepire sessualità e affettività. Meritano il massimo rispetto, indubbiamente. Non dovrebbero essere disprezzati per questo, bisognerebbe cercare di valorizzare i loro pregi, cercare di integrarli e di accoglierli.
Bisognerebbe che nelle scuole si parlasse anche degli omosessuali, in modo equilibrato e intelligente però, tipo così: può darsi che un uomo si senta più in sintonia con un altro uomo che non con una donna, può darsi che una donna si senta più attratta da un'altra donna che non da un uomo. Ovviamente hanno il pieno diritto di amarsi e di assistersi nel corso della quotidianità.
Però non si dovrebbe permettere loro di crescere dei figli.
Una società che introduce termini ed espressioni come "utero in affitto", "acquisto di sperma" e "prestito dell'ovaio" e che soprattutto li fa passare come diritti umani fondamentali per una parte della popolazione, allora è una società che ha perso la propria umanità e il rispetto per l'innocenza infantile!
E ora mi viene in mente una frase che tempo fa ha postato una mia compagna di corso. La trascrivo lo stesso, anche se è una frase grossolana: "Non importa che cosa si ha tra le gambe, quello che conta è amare la persona."
Ma dai... ma dai, basta con c*zz*a*e di questo genere, concedetemi ogni tanto qualche parolaccia detta a fin di bene! Come se omosessualità ed eterosessualità fossero la stessa cosa!
L'unione omosessuale è sterile, l'unione etero invece permette la procreazione, che dà gioia.
Forse questi sono pensieri un pochino precoci per una ragazza appena ventiduenne, però certe sere, prima di addormentarmi, penso: la mia vita adulta sarebbe molto più significativa se avessi accanto a me un bambino da coccolare, da prendere in braccio, al quale insegnare a contare le stelle in cielo, al quale parlare della bellezza del Creato.
Un giorno vorrei lasciare questo pianeta con il sorriso sulle labbra, sicura di essere stata amata da un vero uomo e soddisfatta di aver trasmesso parte di me a dei figli che ho generato.

Poi personalmente, credo che dietro le tendenze omosex ci sia qualche causa remota, per esempio il distacco traumatico da un genitore oppure l'avversione verso il genitore dello stesso sesso che si è mostrato molto duro e dispotico. Magari è anche questa sofferenza che induce a cercare tenerezza in partner dello stesso sesso.
Nel caso di Mike comunque, entrambi i fattori sono presenti.
La psicologia non mi dà né torto né ragione. Ci stanno lavorando gli psicologi, su questa caratteristica particolare... non sanno ancora se sia congenita o derivata da situazioni difficili o di disagio che si sono sofferte durante l'infanzia.

Comunque, da ciò che scrive Sixsmith, Mike, sin da giovanissimo, ha sempre avuto una specie di doppia vita: brillante studente di giorno, alla ricerca di esperienze sessuali estreme di notte.

Si era laureato in Giurisprudenza e poi aveva conseguito la specializzazione in Diritto Costituzionale.
Considerato da tutti un eccellente avvocato, era riuscito a divenire consigliere capo del Comitato nazionale Repubblicano degli States.


 LA MALATTIA E LA MORTE DI MIKE:

Michael Hess poco prima della malattia
A questo bisogna proprio dedicare un paragrafo. In tutto il libro è presente la cronologia degli eventi avvenuti, ma io qui ho deciso di evidenziarli soltanto per quel che riguarda gli ultimi anni di vita di Mike.

Agosto 1993: Mike aveva appena scoperto di avere l'aids e, prima di morire, aveva sentito il desiderio di ritrovare la madre naturale.
A ventiquattro anni, subito dopo la conclusione degli studi, aveva già fatto un primo tentativo ma era stato accolto molto freddamente dalle suore.
Eccolo dunque di nuovo a Roscrea, a parlare con suor Hildegarde, ormai molto anziana:
"Mi permetta di chiederle una cosa. Un favore. Quando muoio, e morirò presto, il più grande rimpianto che mi porterò nella tomba sarà quello di non aver mai conosciuto la donna che mi ha fatto nascere. Non sono mai riuscito a raccontarle la vita che ho avuto o a chiederle dei sentimenti che nutriva per me. Ma se non posso trovarla in vita, forse posso trovarla nella morte... (...) Sorella, ciò che voglio chiederle è... mi permetterà di essere seppellito all'abbazia di Sean Ross? Perché ho sempre avuto la sensazione che mia madre stia cercando di trovarmi esattamente come io ho cercato di trovare lei. E se mi sta cercando, il posto in cui verrà è proprio questo."

Mike, per potersi assicurare una tomba, aveva fatto una generosa donazione all'abbazia.

1994: Mike era imbottito di farmaci ma, nonostante ciò, riusciva ancora a svolgere con efficienza il suo lavoro. Intanto continuava a nascondere sia la sua omosessualità sia la sua malattia.
Nel novembre 1994 gli era stato inserito un catetere di plastica, per poter sopravvivere il più a lungo possibile.
Da notare comunque che egli ha vissuto con grande dignità la sua gravissima malattia, cercando di vivere intensamente ogni attimo che il tempo gli donava.

Pasqua 1995: Mike e Pete avevano ricevuto una visita di Mary. Ed è proprio in questa occasione che Mike le aveva rivelato di essere molto malato. Mary aveva reagito con una forte crisi di pianto.
Da quel giorno, le condizioni di Mike erano iniziate vistosamente a peggiorare, diveniva sempre più debole.

Giugno 1995: Mike si era trovato costretto a trascorrere più tempo in ospedale che al lavoro. Stimatissimo dai colleghi, aveva ricevuto molta solidarietà nelle sue condizioni ormai disperate.
Sempre in questo mese, aveva redatto il suo testamento: lasciava la casa, l'automobile e tutta l'argenteria al compagno Pete, una somma cospicua di denaro alla sorella Mary e un'altra discreta parte di denaro a quell'abbazia irlandese che mai lo aveva aiutato a ritrovare la sua vera madre.

Dopo aver formulato le disposizioni del testamento, aveva detto a Pete: "Mi mancherai. (...) Ma non sentirò la mancanza di me. Perché la verità è che non ho mai saputo chi ero. Mi guardo indietro nella mia vita per questo, e a quanto sembra non ho mai trovato un posto nel quale potermi sentire a casa."

15 Agosto 1995: Mike, alle 11 della mattina, aveva subito un arresto cardiaco ed era morto al George Washington Hospital. Ad assisterlo fino alla fine c'erano Mary e Pete.

21 agosto 1995: Giorno in cui vengono celebrati i suoi funerali alla chiesa di St. Peter a Washington.

Solo queste parti del discorso di Pete mi sono piaciute, e le riporto: "Michael ci ha lasciati prima del tempo e ha lottato duramente fino in fondo. Ha voluto continuare a vivere fino alla fine. Tenere la sua malattia nascosta è stato il modo di concentrarsi sulla vita e di non arrendersi alla morte.  (...) So che sono una persona diversa per aver conosciuto Michael negli ultimi dieci anni: una persona migliore. E' con questa consolazione che gli dico addio ora sapendo che, attraverso di noi, lui continuerà a vivere."

9 maggio 1996: la salma di Mike viene trasportata a Roscrea, dopo essere stata cremata.

Ci tengo a sottolineare che, nonostante le sue avventure notturne compiute quasi tutti i fine settimana, Michael Hess non era affatto una persona cattiva. Colleghi e amici lo descrivono come un uomo gentile, affabile ma molto tormentato a causa dell'infanzia vissuta.
Tutti sapevano che aveva avuto pessimi rapporti con il padre adottivo e che soffriva moltissimo dal momento che non aveva mai vissuto con i suoi veri genitori naturali.

Qui sotto, per concludere il post, ho messo un altro clip interessante sul confronto tra Martin e Philomena a proposito della questione "DIO".
Secondo voi, chi è il vero ignorante tra i due?





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